venerdì 31 ottobre 2014

La musica delle piante



La musica delle Piante



Non è il fruscio delle foglie che intendo per Musica delle piante..  Fino a poco tempo fa non lo sapevo nemmeno io, ma le piante suonano, cantano... Hanno una loro voce!!  In fondo non mi stupisce perché sapevo che le piante in qualche modo interagiscono con il mondo esterno, sono esseri viventi pieni di energia. Adesso si può finalmente sentire la loro voce ed è meraviglioso.
Negli anni '70 negli Stati Uniti cominciarono a fare delle sperimentazioni per verificare l'esistenza di una sensibilità di reazione del mondo vegetale a stimoli esterni come luce, calore, colori e suoni.
In Italia arriva nei primi anni '80 e fu la Fondazione Damanhur a portare avanti ricerche nel campo della sensibilità e dell'intelligenza vegetale. La Federazione di Damanhur, fondata nel 1975, è un'eco-società: una federazione di comunità ed ecovillaggi con una propria stuttura sociale e politica in continua evoluzione.
Camaleonte Oleandro, alias di Salvatore Sanfilippo, biologo e istruttore della Olami Damanhur University, spiega: "Ultilizzando apparecchiature elettroniche di nostra costruzione, sempre più sofisticate, si è cercato di studiare la reattività delle piante all'ambiente. Il principio è quello di misurare le variazioni di potenziale elettrico o di resistività come segnale di risposta a eventuali stimoli ambientali. Ogni creatura vivente, animale o vegetale, presenta variazioni di questo potenziale elettrico. Si tratta, in sostanza, dello stesso incremento di attività elettrica sulla pelle degli esseri umani per amore, per rabbia, per paura, per una qualsiasi emozione insomma".



La musica delle piante è una applicazione artistica di queste ricerche. Le apparecchiature costruite in Damanhur, trasformano il segnale elettrico emesso dalla pianta in suono, utilizzando normali sintetizzatori facilmente reperibili in commercio.
Negli ultimi anni, alcuni esperti informatici insieme a musicisti e cantanti portano avanti questa sperimentazione, diffondendo la conoscenza contribuendo a far crescere un maggio senso di rispetto da parte dell'uomo nei confronti del Mondo Vegetale.



Alberi e piante, collegati a sintetizzatori musicale, imparano a modulare i suoni e produrre vere e proprie arie musicali. Le piante hanno un vero e proprio periodo di apprendimento, nel quale imparano a conoscere e interagire con l’apparecchiatura, con gli stimoli esterni.

Le piante sono in grado di variare propri valori di conduttività elettrica, creando frasi musicali complete: il fenomeno è profondamente affascinante perchè manifesta con evidenza che le piante "ascoltano" ciò che suonano, lo provano, lo modificano, fino a trovare uno stile e armonizzano la propria musica con quella degli altri vegetali che suonano in contemporanea. 

Da qui possono nascere molte riflessioni sul rapporto fra i vari esseri viventi e sulla possibilità di comunicare. 

Pensate che in caso di incendio, afferma la musicologa Laura Siligrandi, le piante tendono a raccogliere la linfa verso il tronco e radici (la parte vitale) ed i suoni precipitano subito verso i toni più gravi. 

Secondo l'esperienza di Adrea Pavinato e Nedda Bonini, quando ci fu il terremoto in Pianura Padana, in coincidenza delle scosse le piante hanno smesso di suonare. 

Le piante inoltre reagiscono alla presenza delle persone, al tocco, alla voce etc..

E' una cosa che lascia senza parole e apre ad un mondo nuovo!! 

tratto da  http://coscienzasostenibile.blogspot.it/2012/11/la-musica-delle-piante.html

altri link di video affascinanti 
https://www.youtube.com/watch?v=0IJsINEbfXg#t=14
https://www.youtube.com/watch?v=32mxYd9_g14#t=198



giovedì 30 ottobre 2014

Sensitiva - Mimosa pudica, la pianta che balla


Generalità


Arbusto sempreverde di piccole dimensioni, in genere ricadente o eretto, originario dell’America meridionale. Ha sottili fusti di colore marrone rossastro, scarsamente ramificati, che portano lunghe foglie pennate, costituite da piccole foglioline ovali-ellittiche, appiattite; la particolarità della mimosa pudica è che durante le ore notturne, o in caso di contatto, il fogliame si ripiega su se stesso, da questa caratteristica deriva il nome latino ed i nomi comuni nelle varie lingue del mondo. Le foglie sono di aspetto delicato, ricordano le felci, di colore verde chiaro, leggermente pruinose; sui fusti sono presenti alcune spine e piccoli peli sottili. Tutte le parti della pianta sono tossiche se ingerite.
In primavera inoltrata produce piccoli fiori tondeggianti, simili a piccoli pompon, di colore rosa lilla; ai fiori seguono piccoli baccelli tondeggianti, riuniti in grappoli, di colore marrone chiaro.
Queste piante sono diffuse in gran parte del globo, nelle aree con clima tropicale possono diventare piante infestanti.

Descrizione della mimosa pudica

La mimosa pudica è una pianta semilegnosa che appartiene alla famiglia delle Fabaceae. È originaria del Centro e Sud America, ma è stata introdotta in molte altre regioni dove è anche considerata specie invasiva, per esempio in Tanzania, Sud-Est asiatico e isole del Pacifico. È combattuta attivamente in quasi tutta l’Australia.
È in generale una pianta perenne, non resistente al gelo, eretta, molto ramificata e con rami spinosi. Viene, nell’emisfero settentrionale, coltivata come annuale in vaso, dove difficilmente supera i 50 cm di altezza. In natura, invece, può raggiungere anche il metro e mezzo.
Gli steli sono eretti nelle piante giovani ma diventano poi rampicanti con l’età. Può però crescere anche sul terreno diventando strisciante. Le foglie sono composite, bipennate, con da 10 a 26 foglioline per parte. I fiori sono ascellari e nascono a metà estate. Le infiorescenze sono formate da 1 a 4 globi di colore dal rosa al porpora da 1 a 1,5 cm di diametro, portati su di un peduncolo da 12 a 25 mm di lunghezza. Ognuno è composto da numerosi fiori costituiti da un minuscolo calice e delle corolle campanulate e da 4 stami rosa e antere bianche.
Il frutto è un piccolo baccello piatto composto da 3 o 4 segmenti lungo da 1 a1,5 cm e con il margine dotato di lunghi peli radi. Ogni sezione contiene un solo seme liscio di forma ovale o tonda di color marrone..
L’impollinazione avviene grazie all’aiuto del vento o degli insetti. La scorza dei semi è molto dura ed è quindi necessario, per favorire la geminazione, scalfirla leggermente.

Esposizione


Famiglia e genere  Fabaceae, gen. mimosa
Tipo di pianta Semilegnosa perenne o annuale
Esposizione Luminosa, no luce diretta
Rustico Poco rustica
Terreno Di medio impasto
Colori Lilla, rosa
Irrigazione Abbondante, molta umidità ambientale
Fioritura estate
Propagazione Talea, seme
Concimazione Ogni 15 giorni
Parassiti e malattie Ragnetto rosso
Si pongono a dimora in luogo soleggiato o semiombreggiato; non temono il gelo, se di lieve entità e di breve durata, nei luoghi con inverni rigidi viene coltivata in vaso, in modo da poterla riporre al riparo dal freddo durante i mesi freddi; spesso viene invece coltivata come annuale, vista la rapidità con cui si sviluppa ed il fatto che con il passare degli anni tende a debilitarsi. L’esposizione, sia in casa sia all’esterno, deve essere sempre ben luminosa. Bisogna però evitare la luce diretta perché potrebbe danneggiare le foglie causando brutte scottature. L’ideale è esporla ad una forte luce indiretta, magari filtrata da una tenda chiara, per almeno 6 ore al giorno.
Se la luce è troppo debole può capitare che le foglie si chiudano, come accade durante la notte.

Annaffiature

Mimosa
Da marzo a ottobre annaffiare regolarmente, mantenendo il terreno leggermente umido, ma evitando gli eccessi; durante i mesi freddi diradiamo le annaffiature; se le piante sono coltivate all’aperto possiamo evitare di fornire acqua. Durante il periodo vegetativo fornire del concime per piante da fiore, ogni 15-20 giorni, mescolato all’acqua delle annaffiature. La mimosa pudica necessita di irrigazioni frequenti. È importante intervenire ogni volta che il terreno risulta asciutto in profondità. Per assicurarcene un buon metodo è quello di inserire un dito nel substrato e valutando se risulti davvero totalmente asciutto, soprattutto nella zona al di sotto dei 2,5 cm. Irrighiamo abbondantemente, ma senza lasciare acqua stagnante perché potrebbe danneggiare l’apparato radicale.
In inverno le irrigazioni vanno diradate ed è necessario somministrare poca acqua solo per evitare che il terriccio diventi totalmente secco.
È molto importante irrigare sempre con acqua tiepida. Infatti l’acqua troppo fredda potrebbe causare l’ingiallimento delle foglie e la conseguente perdita di bellezza della pianta.
Di vitale importanza per la salute ed esteticità della mimosa è il mantenere sempre, soprattutto quando la pianta vive in appartamento, un’umidità ambientale molto alta. Questo si può ottenere vaporizzando spesso le foglie, utilizzando umidificatori da applicare ai termosifoni (oppure elettrici) e anche lasciando sotto ala pianta un sottovaso pieno di biglie o argilla espansa e riempito con acqua. L’importante è che il liquido non sia a contatto con le radici.
Un ottimo ambiente può anche essere creato accostando molte piante diverse. Questo aiuta ad aumentare l’umidità della stanza.

Terreno

mimosa pudica
La mimosa pudica non ha particolari necessità in fatto di terreno. Predilige comunque un substrato leggero, ma ricco e comunque ben drenato. È molto importante creare sul fondo del vaso uno spesso strato drenante composto da ghiaia o argilla espansa. Materiale inerte di questo tipo può anche essere mescolato, in modiche quantità, al substrato in maniera che risulti ben arieggiato. In questa maniera si eviteranno i ristagni e il pericolo di asfissie radicali.
Questa erbacea, se cresciuta nelle giuste condizioni, risulta spesso molto vigorosa e, anche da seme, occupa velocemente tutto lo spazio che le viene destinato. È così possibile che si renda necessario il rinvaso anche due-tre volte nell’arco dell’anno.
Procediamo senza indugi nel momento in cui vediamo che il contenitore non è più in grado di contenere la pianta oppure si notano le radici spuntare dai fori di scolo o dalla superficie del substrato. Ad ogni modo raramente si utilizzano contenitori di diametro maggiore di 12 centimetri.
Prediligono terreni soffici e sciolti, non troppo fertili, ben drenati; in genere tendono ad adattarsi anche in terreni poveri o sassosi. Si utilizza in genere un miscuglio costituito da due parti di torba, due parti di terriccio universale ed una parte di sabbia per aumentare il drenaggio.

Moltiplicazione

avviene per seme, in primavera; le giovani piante vanno maneggiate con cautela, perché le radici sono abbastanza delicate; si sviluppano abbastanza rapidamente e fioriscono già dal primo anno. In estate è possibile praticare talee semilegnose.

Parassiti e malattie

mimosa pudica
temono il marciume radicale; inverni particolarmente rigidi possono causare l'ingiallimento delle foglie, ed anche la morte dell’intera pianta. La mimosa pudica può essere colpita da marciumi radicali causati da ristagni idrici. In inverno, inoltre, si può assistere all’ingiallimento fogliare e al disseccamento dell’intera pianta. Questa specie, infatti, teme moltissimo il freddo e il gelo. Possibili anche attacchi da parte di insetti parassiti. La mimosa pudica viene più frequentemente colpita da afidi e cocciniglie. Questi ultimi si combattono con insetticidi specifici. Le malattie fungine si prevengono evitando i ristagni idrici. I danni del freddo e del gelo, invece, si evitano spostando il vaso un una zona coperta o effettuando la pacciamatura del substrato. Per questa operazione si possono usare paglia o foglie secche da posizionare ai piedi della pianta fino alla primavera successiva. Gli attacchi degli insetti parassiti, invece, si evitano somministrando preventivamente dei prodotti a base di piretro. . L’unico parassita che può darle qualche fastidio è il ragnetto rosso che si può palesare nel caso vi sia stata un’esagerata esposizione alla luce e al calore. Si può combattere aumentando l’umidità, spostando l’individuo e, in ultima istanza, con acaricidi specifici.

Mimosa pudica

La mimosa pudica è una pianta unica nel suo genere. Si distingue dalle altre per il particolare comportamento delle foglie, queste, infatti, si contraggono appena vengono toccate. Questa peculiarità ha fatto sì che alla pianta fossero attribuiti tanti nomi comuni. Tra questi: pianta sensibile, pianta umile, pianta timida, pianta dormiente e non toccarmi. Anche il nome botanico deriva proprio dal comportamento della pianta. Botanicamente parlando, infatti, la mimosa pudica si chiama semplicemente “sensitive”, termine inglese che significa ‘ sensibile’. Nella nostra lingua ovvero in italiano, la mimosa pudica viene semplicemente chiamata sensibile o mimosa sensibile.

Potatura

La mimosa pudica non è una pianta che necessita di potatura. In genere si procede a rimuovere le parti secche o danneggiate. Gli interventi vanno effettuati dopo la fioritura. I fiori della mimosa pudica si sviluppano indicativamente da luglio a settembre. La potatura può quindi essere effettuata ad ottobre. In questo periodo si possono cimare anche i germogli apicali per favorire l’emissione di rametti laterali e basali.

Rinvaso

Rinvaso mimosa
Non esiste un’epoca specifica per rinvasare la mimosa pudica. In genere si procede quando le radici non riescono più a stare nel contenitore. Negli esemplari che crescono velocemente il rinvaso si può effettuare anche immediatamente dopo l’acquisto della pianta. Tutti i rinvasi successivi devono sempre tenere conto della crescita delle radici. Il nuovo contenitore deve essere solo lievemente più grande del precedente. Il substrato del rinvaso deve essere composto da torba, perlite e una buona quantità di terriccio universale.

Classificazione botanica

La mimosa pudica è una pianta erbacea e arbustiva sempreverde e a foglia caduca. Il portamento e il ciclo vegetativo della pianta dipendono dalla zona in cui viene coltivata e dal clima. La mimosa pudica, infatti, prospera nei climi caldi e temperati. In queste condizioni si comporta come una pianta perenne e sempreverde, in zone più fredde, come una specie decidua, cioè a foglia caduca. Le zone di origine della mimosa pudica sono il Brasile e l’Oceania. La pianta appartiene alla famiglia delle Fabaceae, cioè alle leguminose.

Curiosità

curiosità mimosa pudica
Per alcuni botanici, la mimosa pudica sarebbe la vera pianta di mimosa, quella che si dovrebbe regalare durante la festa della donna. In questa occasione, invece, si usa la mimosa con fiori gialli, che secondo gli esperti non sarebbe, appunto, la vera Mimosa.
Varietà
In natura esistono diverse varietà di mimose. Queste appartengono al genere Acacia e sono prevalentemente originarie della Tasmania. Tra le più note ricordiamo acacia baileyana, acacia dealbata, acacia retinoides, acacia cultriformis e acacia howittii Clair de lune. Le prime due sono a foglie composite, mentre le altre tre sono a foglie intere.

Significato

La mimosa pudica racchiude in sé tutti i significati delle altre varietà di mimosa. Questa pianta, infatti, indica il passaggio dalle tenebre alla luce, ovvero dalla morte alla vita. In particolare, la mimosa pudica indica proprio la pudicizia e la timidezza. Questo significato dipende dal particolare comportamento della pianta. Come già detto, le foglie, se toccate, si restringono e si piegano l’una sull’altra, il picciolo si abbassa e il movimento si trasferisce velocemente su tutte le foglie dello stesso ramo.

Mimosa pudica nella tradizione orientale

Mimosa pudica
In Oriente, la mimosa pudica viene chiamata Lajia. La pianta viene apprezzata per la sua sensibilità e per la bellezza dei fiori. Secondo la tradizione ayurvedica, la sensibilità della pianta può trasferirsi all’essere umano rendendolo più saggio e più calmo. Secondo questa “scienza”, chi tocca la pianta può sviluppare una maggiore sensibilità tattile e affinare le sue percezioni al semplice tocco delle cose. Per le sue caratteristiche, la mimosa pudica viene anche annoverata tra le piante che conducono alla felicità.

Proprietà

proprietà mimosa pudica
La mimosa pudica contiene calcio, mimosina e alcune sostanze simili all’adrenalina. Secondo la cultura orientale sarebbero proprio queste sostanze a potenziare le capacità tattili e sensoriali degli esseri umani. Nella medicina ayurvedica, alla radice di mimosa pudica vengono attribuite anche proprietà afrodisiache. La radice ha un sapore dolciastro. Sempre secondo gli orientali, il suo consumo aiuta a raggiungere l’armonia interiore e a ristabilire l’equilibrio emozionale. Si sconsiglia, però, di consumare parti di pianta senza il consiglio di un medico specializzato. Molti usi infatti risalgono a tradizioni antichissime e non sempre praticabili.

Il movimento della mimosa pudica

Questa pianta non è coltivata generalmente per la sua bellezza, ma per lo più per la curiosità che suscita in chi la osserva. Si comporta come una persona timida e paurosa. Se la si tocca, o anche solo ci si avvicina, le foglie si accartocciano e si lasciano andare pendendo come fossero morte. La pianta quindi assume l’aspetto di un ramo rinsecchito per poi riprendersi e tornare al normale. Si è tuttavia osservato che questo movimento avviene in maniera più veloce quando la temperatura si aggira intorno ai 25°C durante il giorno. Questo fa ipotizzare che si tratti di un meccanismo di difesa nei confronti degli animali erbivori che, di solito, si aggirano in cerca di cibo durante il pomeriggio. Un’altra ipotesi però lega il movimento alla volontà di far cadere insetti fitofagi non dotati di ali. Approfondiamo però questo movimento dal punto di vista scientifico. Come un certo numero di altre piante (alcune oxalis o il desmodium gyrans) in svariate circostanze si verifica un movimento detto “tigmonastia”
Le foglioline hanno la particolarità di ripiegarsi su se stesse al minimo choc subito (vento, pioggia, tocco). È dovuto a dei piccoli rigonfiamenti alla loro base. Sono composti da cellule motrici specializzate e sono pieni di acqua. Al minimo sfioramento questa acqua si sposta nei tessuti vicini. La reazione nelle foglioline comincia entro un secondo dopo il contatto e si svolge in due tempi a seconda dell’intensità del contatto. All’inizio le foglioline toccate si piegano e spariscono alla vista, in tutto in circa 3-4 secondi. Un tocco più forte induce il ripiegamento anche nelle foglie vicine. Se il tocco è fortissimo l’evento viene trasmesso a tutte le foglie di quel lato della pianta. In seguito si piegano poi anche quelle dell’altro lato. In definitiva si è arrivati alla conclusione che ci siano due trasmissioni distinte: la prima si propaga alla velocità di 2 metri per minuto. In un secondo tempo il ripiegamento raggiunge anche tutte le altre foglie, ma ad una velocità 4 volte più lenta. La linea di trasmissione passa nell’ordine per le fogliole, le foglie e poi tutta la pianta. Questo movimento non si realizza però solo come conseguenza di un movimento, ma anche per esempio in periodi di lunga aridità o per il buio.

Rusticità

Rusticità
Si tratta di una pianta assolutamente non rustica e in Italia può essere coltivata e mantenuta per più anni solo se cresciuta in appartamento, soprattutto durante i mesi invernali. Da ottobre ad aprile è bene tenerla all’interno con temperature che non scendano mai sotto i 15° gradi. Al di sotto di questo limite, infatti, la pianta potrebbe essere fortemente danneggiata. Il primo segno di sofferenza si evidenzia nelle foglie che tendono a diventare gialle. A partire dal mese di maggio, invece, possiamo cominciare a tenerla all’esterno, specie se viviamo nelle regioni centro-meridionali della penisola. Ad ogni modo può anche venire tranquillamente considerata una pianta annuale, lasciandola morire in autunno e poi riseminandola con l’arrivo della bella stagione.

Concimazione

concimazione mimosa pudica
Perché la pianta possa crescere vigorosamente e fiorire bene è importante somministrare, durante il periodo vegetativo, ogni dieci-quindici giorni un concime per piante fiorite, possibilmente con un alto tenore in fosforo e potassio e con poco azoto. Questo perché essendo la mimosa una fabacea di solito necessita di pochissimo azoto in quanto è già in grado di fissare nel terreno quello presente dell’aria.
Ottimi concimi sono quelli per pomodori. Possiamo ad ogni modo sempre scegliere se somministrare un prodotto liquido oppure affidarci ad un granulare a lenta cessione che, di solito, esplica la sua funzione per circa tre mesi.

Sensitiva - Mimosa pudica : Propagazione

propagazione mimosa pudica
La moltiplicazione può avvenire tramite talea o tramite seme.
La prima si effettua alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno. Si prelevano dei segmenti di fusto lunghi circa 10 cm. Bisogna eliminare le foglie alla base e immergere il taglio in un prodotto radicante in polvere o liquido. Si inseriscono in un misto di sabbia e torba, o agriperlite, umidificate. Il contenitore ideale ha un diametro di circa 8 cm coperto con della plastica strasparente bucherellata. Si deve mantenere il tutto a circa 21°C e a mezz’ombra. La radicazione avviene in circa 4 settimane. In quel momento si potrà eliminare il sacchetto ed esporre la pianta ad una luce più forte. In primavera si potrà procedere con il rinvaso. La semina è ugualmente molto facile. Si procede con l’inizio della bella stagione. Si mettono due o tre semi,precedentemente scarificati, in uno stesso vasetto da 8 cm con un composto per semine. Si espongono i contenitori ad una luce intensa e si annaffia leggermente. La germinazione avviene in circa 2 o 3 settimane. Si elimineranno le piante troppo deboli e quando le altre avranno raggiunto 4 cm di altezza potranno essere spostate in un vaso più grande con normale substrato da coltura. Procedere con qualche cimatura.


tratto da: http://www.giardinaggio.it/giardino/singolepiante/mimosa-pudica/mimosa-pudica.asp#ixzz3HdYtsKZn

venerdì 17 ottobre 2014

ECOVILLAGGI UNA SOLUZIONE ALTERNATIVA

Cos'è un Ecovillaggio



Gli ecovillaggi sono piccole comunità rurali o urbane che integrano una struttura sociale basata sulla solidarietà con attività pratiche legate alla progettazione ecologica.Sono modelli insediativi che cercano di proteggere i sistemi viventi del pianeta, di incoraggiare la crescita personale e di sperimentare stili di vita che facilitino l'armonia tra gli esseri umani e la natura.
All'interno della terminologia ecovillaggi trovano spazio anche altre esperienze comunitarie che pongono al centro della loro identità non solo l'aspetto ecologico, ma anche istanze spirituali, educative, religiose e politiche.Gli ecovillaggi sono insediamenti a misura d'uomo, rurali o urbani, che aspirano a creare modelli di vita sostenibile.
Possono essere insediamenti nuovi o ristrutturazioni di villaggi già esistenti, e possono essere situati sia nelle società industriali o post-industriali che nei paesi in via di sviluppo.Sono esempi di un modello che unisce un´alta qualità di vita alla protezione delle risorse naturali e alla promozione di un approccio olistico che integra nell'habitat umano ecologia, educazione, metodi decisionali partecipativi, tecnologie alternative, e progetti economici.
Gli ecovillaggi sono comunità in cui gli abitanti si sentono partecipi e responsabili gli uni verso gli altri.
Si basano su un profondo senso di appartenenza al gruppo, hanno normalmente dimensioni ridotte in modo che ciascun residente si senta visto e ascoltato, e sono aperti ad un'interazione costruttiva con i vicini.
Si formano a seconda delle caratteristiche culturali e geografiche delle bio-regioni di appartenenza, e di regola abbracciano quattro dimensioni: la dimensione sociale, ecologica, culturale e spirituale unite in un approccio sistematico che incoraggia lo sviluppo personale.
Gli ecovillaggi e le comunità intenzionali sono laboratori viventi per la creazione di una società giusta e rispettosa, basata sulla condivisione e sulla comprensione reciproca.
Sono i semi di un domani già visibili oggi.
Il loro scopo è di collegare un ambiente culturale e sociale fertile con uno stile di vita sostenibile.
Come nuovo modello di struttura sociale, l'ecovillaggio supera l'odierna contrapposizione tra insediamenti urbani e rurali, e rappresenta un modello applicabile in larga scala per la progettazione e la riorganizzazione degli insediamenti umani del 21esimo secolo.
Gli ecovillaggi mettono in pratica concetti e teorie e creano un modello di sviluppo che soddisfa i bisogni più profondi dell'uomo avendo allo stesso tempo cura dell'ambiente.
Alla base del concetto di ecovillaggio c'è il desiderio di assumersi la responsabilità della propria vita, creando un futuro rigenerante per l'individuo e per la natura, e quindi sostenibile a lungo termine.
Un futuro che vorremmo lasciare in ereditá ai nostri figli, in modo che questi possano crescere come esseri umani equilibrati e sani, e trasmetterlo a loro volta ai loro figli.
Osservando i cicli naturali e rispettando la terra e tutti gli esseri viventi, gli ecovilaggi e le comunità intenzionali cercano di mantenere, ricreare o trovare nuove espressioni per la nostra relazione con la natura e con l'universo.

Gli ecovillaggi si basano spesso su quattro principi:


Produzione alimenti biologici su scala bioregionale o locale


Ogni regione del pianeta dovrebbe produrre alimenti freschi e salutari in primo luogo per soddisfare i propri abitanti, dedicando una parte della propria superficie per lo sviluppo delle specie selvatiche.
L'esportazione di derrate alimentari, fibre e altri prodotti dovrebbe avvenire solo dopo che questa condizione di base sia pienamente soddisfatta.
La Permacultura è un sistema di produzione in linea con tali criteri poiché essa si basa sul rispetto della biodiversità e delle conoscenze locali ed inoltre richiede un consumo energetico limitato.
Diverso è il caso dell'agricoltura biologica, anche se oramai si tratta di una pratica largamente accettata per le sue valenze ecologiche.

Costruire in maniera ecologica

Quando si costruisce o si ristruttura un edifico si utilizzeranno il più possibile materiali edili locali, naturali e non tossici (argilla, legno, pietre, paglia, ghiaia, ecc.), di facile riciclaggio.
I criteri di costruzione debbono tener conto anche della possibilità di integrare sistemi di energia rinnovabile, il trattamento delle acque di scarico e la produzione di alimenti.

Analisi del ciclo vitale

Ogni qualvolta si utilizzano materiali naturali per ottenere un determinato prodotto bisognerebbe chiedersi: "Si tratta di un prodotto necessario e utile? Possiamo utilizzare materiali locali, naturali e non tossici per fare la stessa cosa? Il prodotto può essere fabbricato in modo da favorire il riciclaggio dei materiali utilizzati? Il suo processo di produzione è completamente innocuo?"

Ripristinare l'ambiente naturale

La salvaguardia e il ripristino dell'ambiente naturale è parte integrante del programma di gran parte degli ecovillaggi.
In molti luoghi lo strato superficiale di humus si è drasticamente ridotto.
Nostro compito è ricostruirlo attraverso adeguate pratiche agronomiche e il compostaggio.

Salvaguardare le risorse idriche

La cura e il recupero degli sprechi idrici fatti in passato è un punto importante.
Il trattamento biologico delle acque di scarico, il recupero dell'acqua piovana, la cura dell'acqua di superficie e della falda freatica sono scelte inevitabili in un ecovillaggio.

Sistemi di energia integrati e rinnovabili

Nel Nord del pianeta è necessario ridurre i consumi energetici del 90%.
Ovviamente questo risultato non si può ottenere unicamente risparmiando energia.
E' necessario ristrutturare le abitazioni in maniera adeguata, se necessario, e soprattutto modificare lo stile di vita e potenziare l'impiego delle energie rinnovabili (sole, vento, acqua e biomassa).

Razionalizzare i sistemi di trasporto

Quello degli ecovillaggi è uno stile di vita che riduce l'incidenza dei trasporti, il cui incremento oggi costituisce uno dei principali problemi ambientali del pianeta.
Un sistema alternativo di trasporto si potrà sviluppare solo ponendo l'enfasi sul trasporto collettivo.

Accesso alla comunicazione

In alcuni casi, i sistemi di comunicazione, come per esempio fax, telefono, e-mail o internet possono costituire un'alternativa allo spostamento fisico delle persone.
Il Gen (Global Eco-Village Network) ha già realizzato una rete a cui i nuovi ecovilaggi possono accedere per attingere tutte e informazioni di cui hanno bisogno.

Sistema decisionale

La struttura sociale non deve essere troppo estesa, in modo da favorire la partecipazione di tutti.
Alla conferenza di Findhorn del ‘95, l'idea generale, circa la dimensione ottimale di una comunità era intorno ai 500 membri.
Abbiamo bisogno di un sistema decisionale realmente democratico, dove la gente possa esercitare il diritto di risolvere i propri conflitti, darsi le proprie regole, prendersi cura della propria salute e vivere pienamente la propria vita.

Economia sostenibile

L'economia, dopo tutto, è un'invenzione dell'uomo.
E quindi può essere profondamente rinventata allo scopo di servire, anziché dettare regole che oggi appaiono sempre più inique soprattutto per i paesi del Sud del mondo.
Le economie locali debbono essere stimolate in modo che il denaro possa circolare localmente senza che venga dissipato nelle grandi città, incentivando le esperienze come le banche del tempo e altri sistemi di scambio locale.

Medicina

La medicina sia in senso generale che a livello preventivo, costituisce una delle aree che necessita più di altre richiede una profonda trasformazione.
Nel Nord del pianeta, è possibile risparmiare l'80% delle spese mediche solamente modificando lo stile di vita, senza per questo pensare di rifiutare i numerosi benefici assicurati dalla medicina occidentale.

Insegnare e andare oltre

L'insegnamento di nuovi modi di progettare, fare agricoltura, curare e gestire l'energia è fondamentale per realizzare tutte queste trasformazioni.
E il primo obiettivo di ogni ecovillaggio dovrebbe essere lo sviluppo personale di ognuno insieme a quello della comunità.

Arte e creatività

Dare spazio alla creatività è importante perché consente a ogni membro della comunità di esprimere la propria unicità e come tale va in direzione opposta al conformismo della società di massa.

Rituali, celebrazioni e diversità culturale

Festival, rituali e celebrazioni sono utili per manifestare la propria interconnessione con i propri simili e la natura, nonché la tolleranza e comprensione della diversità culturali.
Il senso di connessione ci consente di metterci in relazione con gli altri e ci da un senso di gioia e di appartenenza, trascendendo il modello dualistico di comunicazione.

Un punto di vista olografico e circolare

Siamo vicini ad un salto di coscienza e "coscienza globale" potrebbe essere il nome per questo nuovo paradigma.
In diversi settori della società sta emergendo un punto di vista nuovo: "Quello che accade nella natura, accade anche al nostro corpo".
E' questo il principio olografico.
Tale principio si è manifestato in passato nelle antiche culture e ora viene ripreso anche dalla scienza occidentale.

Un processo attraverso la pace, l'amore e la coscienza globale

Ci sono diversi percorsi attraverso i quali è possibile integrare la coscienza globale nel nostro modo di pensare e nei nostri comportamenti.
Richiede tempo e impegno per eradicare i condizionamenti indotti nel passato dalla cultura industriale occidentale e l'ecovillaggio è il luogo ideale per questo processo di crescita.